LA QUADRICROMIA - PARTE 4

LA QUADRICROMIA - PARTE 4

Numeri e colori
So che lo prenderai come un paragone banale, ma tanto banale, se poi ci penserai bene, non lo è. Quante volte sentendo il termine inglese Farm hai pensato ad una farmacia, prima che ti dicessero che la traduzione in italiano è fattoria, azienda agricola?
Già, cosa c’entra questo paragone?!?
 
Torniamo ai numeri e ai colori
Quante volte un’abitudine ci ha messo in condizione di sbagliare e quasi rifiutarsi di imparare qualcosa di nuovo? Abbiamo visto come #fe4819 e #f52d10 rappresentano lo stesso colore in due profili di colore diversi, dentro lo stesso spazio colore (RGB). Precisamente il primo rappresenta il colore Pantone 172C nel profilo colore sRGB e il secondo lo stesso colore pantone, ma visualizzato con un profilo colore Adobe RGB: due numeri diversi per rappresentare lo stesso colore. Come se parlassimo due dialetti diversi che per significare la stessa cosa usano due vocabli diversi.
Il tutto dentro lo spazio colore RGB, visualizzato attraverso un monitor di una marca precisa e con dei settaggi precisi.
 
Perché questo esempio che sembra non centrare?
Semplicemente perché se si capisce la differenza che esiste tra un profilo colore e l’altro in ambiente RGB si può iniziare a parlare anche di profilo colore in CMYK. Soprattutto occorre essere consapevoli che se non si aggiustano e uniformano tutti i parametri necessari a rappresentare una immagine con i suoi valori reali ed assoluti non si riuscirà mai E SOTTOLINEO MAI ad ottenere un risultato che sia verosimile, fedele all’originale e riproducibile in ogni condizione.
Fotografia e serigrafia
Sono due mondi diversi, molto distanti tra loro: il primo vive di risoluzioni e definizioni altissime, il secondo...anche! La differenza sta nel fatto che mentre la fotografia (ormai digitale) e i sistemi classici di stampa (ormai digitali) hanno un canale di comunicazione preferenziale e dei sistemi di lavorazione ormai catalogati e normati, la serigrafia ha dei passaggi in più che spesso generano problemi tecnici, cromatici e di esecuzione non indifferenti: e non sono pochi!
La pellicola fotomeccanica e la separazione dei colori
Siamo abituati a sentire parlare di separazione colori come una tecnica grazie alla quale si riescono ad ottenere delle pellicole e conseguentemente dei telai in grado, una volta “riassemblati”, di restituire un aspetto all’ immagine molto simile all’originale. Prendiamo il caso di un soggetto molto semplice: un normale logo vettoriale a due colori, per esempio un verde e un viola: la separazione dei colori per la stampa darà vita a due pellicole fotomeccaniche o comunque a due informazioni fotomeccaniche che diventeranno matrice di stampa una volta trasferite sui telai. E i telai saranno due: uno per il verde e uno per il viola. E i telai potranno comunque essere utilizzati per stampare due colori diversi da quelli programmati, senza modificare la composizione dell’immagine, ma solo il suo risultato cromatico.
I valori che si attribuiranno alle singole tinte di stampa potranno essere identificati in modo assoluto e senza rischio di errore definendo il corrispondente valore cromatico basandosi su una cartella di riferimento come una cartella Pantone®. E fin qui tutto bene.
 
E per una immagine?
Ovviamente questo discorso non può valere per realizzare la separazione colori e la successiva creazione delle matrici di stampa se ci riferiamo ad un soggetto grafico di tipo fotografico: in questo caso dovremo usare la tecnica di separazione colori che permette di generare le 3 tinte di base (YMC) più il nero (K) e, se non pensiamo nel modo corretto, sperare che tutto vada per il verso giusto.
Realizzare quindi una quadricromia usando la serigrafia non è proprio la cosa più facile da fare.
Eppure, in molti, moltissimi, cercano di arrivare al risultato senza tenere conto dei vari parametri, dei passaggi da fare e delle procedure da seguire.
E quali sono i passaggi, almeno quelli fondamentali, quelli da fare assolutamente?
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