STAMPARE UNA T-SHIRT
Stampare una t-shirt in serigrafia oggi sembra una delle cose più facili da fare.
Nuove tecniche e nuovi metodi si susseguono senza sosta, arrivando a far sembrare il processo di elaborazione, separazione colori e stampa davvero per tutti.
Vero è che la tecnologia e alcuni software automatizzati per la separazione colori aiutano, in un certo senso, a creare “vie facili” per arrivare ad un risultato quantomeno vendibile, ma la stampa su T-shirt è e rimane a tutt’oggi una delle tecniche più complesse e ricche di imprevisti che si possano immaginare.
Alcuni dati fondamentali
La sola scelta del tipo di telai, della fotoemulsione più adatta al tipo di inchiostro, dell’inchiostro stesso, così come della racla (lo strumento di stampa che consente il passaggio di inchiostro attraverso la matrice) e dei dati relativi alla pressione e alla velocità di stampa, ai parametri di asciugatura intermedia, comportano decisioni importanti che non possono prescindere dalla competenza tecnica e dalla esperienza sul campo.
La stampa della t-shirt, in realtà, ha delle regole e dei parametri che, se non vengono rispettati, possono vanificare persino la grafica più bella e ben progettata possibile.
Vediamo cosa occorre prendere in considerazione per arrivare a realizzare una stampa di qualità su t-shirt.
Alcuni punti da tenere in considerazione
Innanzitutto occorre fare una prima distinzione per quel che riguarda la t-shirt stessa: bianca o colorata, chiara o scura, 100% cotone, misto o 100% sintetica, tipo di cotone o di fibra in generale, peso, tintura dello stesso e potremmo andare avanti quasi all’infinito.
Ogni tipologia di supporto di ogni tipologia di t-shirt può dare risposte diverse, a volte anche molto diverse.
Stampare su una t-shirt bianca o su una t-shirt nera significa seguire due teorie diverse pur sullo stesso tipo di soggetto.
Stampare al tratto o con mezzitoni cambia tutta la prospettiva di lavoro; scegliere di realizzare un fondo di stampa con una tecnica piuttosto che un’altra può restituire risultati dall’aspetto e dalla mano completamente diversi.
Oggi si punta principalmente alla stampa d’effetto, alla stampa che stupisca, che dia
l’impressione della grande difficoltà dietro ad un soggetto spesso “scelto a caso” tra mille.
Facile o difficile?
In realtà oggi (e questo è un mio parere che ritengo però molto fondato e dimostrabile) stampare una immagine di aspetto fotografico di un soggetto umano o animale, per esempio, a 1 o 2-3 colori è forse una delle cose più semplici da realizzare, soprattutto su fondi scuri e meglio ancora neri, dove la forza delle luci in uscita dal supporto completamente senza luminosità crea un effetto “meraviglia”, anche se spesso non privo di difetti che, di sicuro, non sfuggono agli addetti ai lavori, ma he non vengono percepiti dai principianti.
Mettiamola in questo modo: se vuoi arrivare a risultati di alto livello non hai scelta: devi partire dalla base.
18 passi
Analizziamo il processo per arrivare ad una stampa su t-shirt di qualità in questi passi:
1. Scelta del soggetto
2. Conoscenza delle basi di elaborazione grafica all’interno di software diversi in base al tipo di grafica (vettoriale e raster)
3. Gestione del file mediante adeguata elaborazione dell’immagine.
4. Separazione colori in funzione della macchina da stampa a disposizione: scelta della tipologia di separazione (CMYK, Process simulation, Scala di grigio, Tinta piatta, Stampa a spessore etc.)
5. Identificazione della risoluzione ideale di uscita
6. Preparazione delle pellicole o del file da inviare direttamente al CTS (computer to screen)
7. Scelta del telaio in termini di cornice, tessuto e tensione
8. Preparazione della matrice partendo dalla fotoemulsione e dalla sua applicazione
9. Esposizione alla luce
10. Sviluppo della matrice di stampa (telaio)
11. Messa a registro in macchina rispettando la sequenza di stampa stabilita in fase di separazione colore
12. Preparazione delle tinte di stampa
13. Scelta della racla
14. Settaggio della macchina automatica nei parametri relativi alla velocità della corsa di stampa, pressione e inclinazione o per quella manuale secondo le proprie capacità di gestire questi stessi parametri.
15. Avviamento stampa
16. Gestione della asciugatura intermedia
17. Partenza in produzione
18. Asciugatura finale
Questi sono i punti principali e altri ce ne sarebbero se volessimo approfondire tutto il processo che porta alla stampa di una “semplice” t-shirt.
Separazione colori e pellicole
Parlare in modo più o meno completo di come realizzare una buona separazione colori, delle pellicole e di come realizzare un telaio di qualità richiederebbe davvero molto tempo.
Possiamo concentrarci su quello che oggi forse è uno dei punti nevralgici in termini di tecnologia per quanto riguarda la stampa su t-shirt e abbigliamento in genere: l’inchiostro.
L’inchiostro si trova in una fase evolutiva molto importante, un po’ dovuta alle sempre più esigenti richieste del mercato soprattutto della moda e dello sport, un po’ per via degli adeguamenti legislativi e di sicurezza a cui i prodotti sono soggetti per rispondere alle esigenze ecologiche, ambientali e sulla salute.
Acqua, Plastisol e...
Il tipo di inchiostro storico che si utilizza sulla t-shirt classica 100% cotone è senz’altro quello a base acqua. Eppure quello più utilizzato sino a pochi anni fa è stato il Plastisol®.
È infatti grazie al Plastisol® se oggi siamo ai livelli di definizione e qualità di stampa che possiamo vedere su molte t-shirt in circolazione, ed in particolare è grazie a lui che è potuta nascere la tecnica Wet on Wet o bagnato su bagnato.
Questo particolare prodotto, in origine a base di PVC e oggi realizzato senza questo ingrediente di base, ormai libero da plastificanti ritenuti dannosi come lo Ftalato e dai metalli pesanti presenti in passato in alcune tinte viene ancora oggi utilizzato per la stampa di abbigliamento promozionale e sportivo e anche, in alcuni casi, per alcuni prodotti moda.
Il Plastisol® ha come caratteristica principale la estrema stabilità sul telaio essendo un prodotto che raggiunge il punto di asciugatura completa solo mediante fusione, grazie al raggiungimento di una temperatura mediamente intorno ai 160 gradi.
La tecnologia Plastisol® ha permesso di raggiungere standard qualitativi in termini di definizione fino a pochi anni fa difficilmente raggiungibili da altre tipologie di inchiostri: quelli da sempre dedicati alla stampa tessile, e cioè gli inchiostri a base acqua, hanno da sempre avuto il problema di avere un’alta instabilità sui telai, asciugando molto velocemente e perdendo in molti casi i dettagli più fini.
Inoltre, gli inchiostri a base acqua di vecchia generazione, con il passare del tempo, esposti all’aria, assumevano una densità maggiore sia in termini di viscosità che di brillantezza e saturazione delle tinte in quanto perdevano in tempi rapidi la parte liquida, che evaporava appunto, rendendo spesso differenza di qualità in fase di produzione: non era infrequente, se utilizzati in modo improprio, che in una produzione di molti pezzi i colori iniziali così come la mano di stampa divenissero completamente diversi verso la fine della lavorazione, con le conseguenti implicazioni: tinte difformi, mano sempre più pesante etc.
Oggi anche gli inchiostri a base acqua hanno raggiunto livelli di stabilità, definizione e resistenza molto simili a quelli del Plastisol® e stanno via via prendendo sempre più piede soprattutto nelle lavorazioni di qualità, come nel campo della moda e dell’abbigliamento sportivo di brand famosi.